“Omofobia. Strumenti di analisi e di intervento”
di Margherita Graglia
Carocci Faber editore
27 euro
Nello spaccato di realtà bresciana che incontro nella mia attività clinica e di formatrice, mi confronto quotidianamente con problematiche legate al bullismo e alle forme “moderne” di pregiudizio omofobico, fenomeno molto articolato che permea la società anche in modo “invisibile”.
Infatti oggi il pregiudizio, come ci racconta la collega Margherita, viene espresso attraverso forme meno “esplicite”:
• il sottostimare la portata della discriminazione;
• l’essere contrari al riconoscimento dei diritti per ogni cittadina/o;
• mettere in atto comportamenti di evitamento, consapevoli e/o inconsapevoli, come: non parlare mai della tematica; non utilizzare parole quali “gay” o “lesbica”, non riferirsi al partner dello stesso sesso usando la parola “compagna/o”, ma “amica/o”. Azioni che vengono agite sia dagli eterosessuali che dagli omosessuali stessi;
• l’assumere l’eterosessualità come scontata nelle interazioni personali (esempio: il ginecologo che chiede alla paziente quali anticoncezionali usa), ecc.
Spesso sono gli stessi insegnanti/educatori/professionisti della salute che raccontano di sentirsi impreparati ad affrontare tali pregiudizi ma, a volte, sono i primi che non riescono a riconoscere i pregiudizi da loro agiti perché carenti di una di formazione specifica.
Ho toccato con mano tale carenza in ambito medico, ad esempio, con brevi interviste raccolte nell’associazione lesbica bresciana Pianeta Viola .
Dalle interviste emerge che molte delle donne lesbiche, durante le visite di prevenzione dei tumori al collo dell’utero (Pap-test) e di quelli mammari, non ricevano un’accoglienza competente: spesso gli operatori durante le domande di raccolta anamnestica danno per scontata l’eterosessualità delle pazienti e non rivolgono quasi mai domande inclusive relative ad un altro orientamento sessuale.
In un caso l’operatrice, venuta a sapere dell’omosessualità di due donne, si è rifiutata di effettuare il Pap-Test sostenendo che la categoria “lesbiche” non fosse a rischio di quel tipo di tumore. Alla richiesta delle due donne di effettuare ugualmente il test, l’operatrice non lo ha fatto perché le pazienti non avevano mai avuto rapporti completi con uomini. Così facendo ha dato per scontato che nei rapporti sessuali tra donne non vi sia alcun tipo di penetrazione. Questo, tra l’altro, senza averne minimamente indagato le pratiche sessuali. Entrambe, inoltre, sono state obbligate a rinunciare per iscritto al programma di prevenzione.
La metà delle donne intervistate non ha dichiarato il proprio orientamento sessuale sostenendo di non sentirsi sufficientemente “tutelata”.
In questo libro la dottoressa Graglia affronta con serietà e completezza il fenomeno del pregiudizio “moderno”, indagandone le origini, le funzioni e i pesanti effetti che ha su tutte le persone, di qualunque orientamento affettivo esse siano.
Inoltre Margherita offre delle proposte e degli strumenti utili per riconoscere e comprendere l’omonegatività nei differenti ambiti sociali e per contrastarla in modo da promuovere una vera inclusione sociale, come ad esempio, agire sulla visibilità, nominando le minoranze affettivo-sessuali e permettendo la loro “rappresentazione” nella quotidianità, e più in generale, sostenendola e facilitandola.
Credo che questo, tra quelli riportati, sia un suggerimento molto semplice ed efficace per contrastare lo stigma che annulla le individualità.
Tra i numerosi spunti e approfondimenti offerti, interessante l’analisi sulla suddivisione delle persone sulla base dell’orientamento sessuale (etero e omo) come operazione culturale, artificiale e arbitraria, abbastanza recente e causa della “nascita” di una minoranza .
Questo è un libro che mi sento di consigliare a tutti i professionisti (formatori, psicologi, psicoterapeuti, sociologi, insegnanti, educatori e operatori sanitari) che, come dice l’autrice, pensano all’opportunità di una pedagogia che ritenga fondamentale per l’espressione di sé e la realizzazione della propria aspirazione alla felicità il criterio “mi piace/non mi piace” e non esclusivamente l’aderenza a un modello (di genere, di orientamento sessuale, di cultura, ecc). (p.100)
dottoressa Marta Fossati
Omofobia/Omonegatività: rappresentazione negativa dell’omosessualità che si esprime a livello individuale, sociale e culturale in varie forme e con motivazioni diverse.
“…parole di Hesse (1969): quando odiamo qualcuno è perché nella sua effigie odiamo qualcosa che è in noi. Infatti quello che non è in noi non riesce ad attivarci.” (p.93)
Margherita Graglia: psicologa-psicoterapeuta, formatrice, didatta di CIS (Centro Italiano di Sessuologia) e FISS (Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica). Collabora con l’Università di Bologna.